Dante Alighieri è famoso come padre della lingua italiana. Ma quale esempio possiamo trarre da lui, oggi? Non certo un modello di lingua da parlare o scrivere.
Piuttosto, nel modo in cui è stato formidabile progressista e inventore possiamo riconoscere una serie di libertà linguistiche, e prima ancora intellettuali e sentimentali, che non sono appannaggio esclusivo del genio, e che hanno un'attualità eterna — anche nelle nostre vite. Libertà umane e artistiche testimoniate da Dante che ci accomunano tutti, e che con le nostre singole forze possiamo cercare di capire e percorrere.
Ci parlano di come si giudicano i maestri, di come si ama e si spera, di come si dice e non dice, di come ci si racconta, di come si tratta ciò che ha davvero valore, di come si prendono in prestito parole calzanti, di come s'inventano parole nuove quando si insegue un pensiero: in questo libro, ciascun capitolo parla di una specifica libertà che lui si prende e noi possiamo cogliere e seguire.
Insomma, Dante libera tutti. Non solo dando la base di pensiero e parole di cui aveva bisogno la nostra lingua per iniziare ad essere compiuta e franca, ma anche testimoniando quali sono le libertà che la lingua insegue e costruisce nello spazio comune del desiderio di dire.
In questo libro non raccontiamo per esteso la storia e la vita di parole singole. Esploriamo liberamente ciò che c'è prima, fra i rami della prima grande quercia della letteratura italiana.
Un libro scritto da tre persone diverse, ben note al pubblico di Una parola al giorno: Giorgio Moretti, scrittore principale delle parole del sito e autore o co-autore di tutte le altre pubblicazioni UPAG, Salvatore Congiu, insegnante e curatore sul sito del ciclo “La strana coppia”, in cui confronta esiti etimologici su cinque diverse lingue, e Lucia Masetti, dottoranda in studi umanistici, già curatrice del ciclo “Scorci letterari” e coautrice del libro “Il giro della letteratura in 80 parole”.